Amsterdam STEDELIJK museum. Un microcosmo che vuole confrontarsi col mondo
Procedendo man mano attraverso le sale , l’impressione che ho avuto é di un microcosmo che vuole confrontarsi col mondo: vi sono raccolte alcune delle opere dei più grandi artisti del pianeta in quel periodo in cui invece gli olandesi,-sconvolti dal conflitto mondiale sopratutto moralmente per la posizione supina verso il nazismo dopo esser stati per secoli la nazione dello scambio, della tolleranza verso chi cercava rifugio-(a partire dagli ebrei accolti sin dal 1500 per sopravvivere alle inquisizioni portoghesi)-attraversavano un periodo di basso profilo; e l’ olanda del 1900 descritta attraverso l’arte esposta nel Museo sembra che voglia esprimere proprio quel senso di apatia…
Le prime sale, con una serie di dipinti di paesaggi di Van Gogh, quasi a voler riprendere il punto da dove era stato lasciato nel vicino Van Gogh Museum, si inoltra nel XX secolo: a partire dall’amatissimo Hendrick con i suoi paesaggi urbani che mostrano l’invariato scorcio urbano ed umano di Amsterdam fatto di palazzi, ponti, dighe, strade alberate, canali nei quali si specchiano i ricchissimi pallazzi borghesi…
ma subito irrompono i quadri di artisti di fama mondiale, da Picasso a Chagall, Kandinsky, Soutine, Matisse, i grandi protagonisti dell’impressionismo, dell’espressionismo, del divisionismo: i grandi che dipinsero in un nuovo modo il vecchio secolo che volgeva alla fine e che vede protagonista la pittura francese.
proseguendo, di fianco ai colossi russi Rodcenko e Malevich che per primi distrussero il colore, non manca certo qualche opera di Mondriaan e della famosa scuola de Stijl che sommessamente ha saputo riflettere, insieme alla bauhaus sull’idea che il nuovo secolo avesse bisogno di un linguaggio nuovo a 360°, dalla pittura al design, fino l’architettura e l’ artigianato.
La folle corsa a distruggere la figura per rappresentare l'”altro” anche nel vero prosegue: i tagli di Manzoni affiancati ai bellissimi lavori così sobri e curati in ogni dettaglio degli artisti Mondrian, Van Doesburg, Van der Leck: la corrente olandese guardava, imparava la lezione, aveva capito.. senza osare tanto aveva però capito..la pittura doveva uscire fuori dalla sua dimensione, doveva attraversare la superficie, uscire dalla cornicie, contaminarsi, entrare nella vita, farne parte… e poi con gli americani degli anni ’60 e la Pop Art, da Pollock a Lichtestein, fino a Wahrol , per arrivare negli anni ’80 alla Video Art e l’ Arte Povera,
Infine a rimettere un punto fermo: una splendida miscela di oggetti di design in cui sembra farsi notare la defilata ma imprescindibile creatività’ olandese, quella che mise le sue fondamenta nella scuola De Stijl azzerando tutto e cercando, inventando il linguaggio dell’arte che nel design sembra portare quella”mezza idea” in più che poi i designer italiani rendono oggeti senza tempo… oggetti che rappresentano la ricerca da tutti i punti cardinali del vecchio e nuovo mondo: da Sotzsass a Bianconi, con le presenze illustri di Bellini e Castiglioni: piccoli progetti, contaminazioni della modernità fra arte e arte applicata: i “nostri” Grandi
Architetti Desiners italiani trovano in questo museo un luogo di onore; commistioni messe in mosta assolutamente “in attesa”: gli olandesi comprendono e fanno all’incontrario: il sublime é nella semplicità; la semplicità diventa sublime. questi grandi maestri condividono gli sguardi di ammirazione con nuovi artisti, compresi quelli presentati in mostre temporanee.
Ci sono tutti i più grandi affiancati dagli “osservatori” pazienti olandesi; quì tutto torna “normale”, si incontra: ribellione e armonia.
E’ un’altra controriforma. sempre molto calvinista.
Ecco l’album fotografico completo.
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