Rijksmuseum, quel nocciolo comune che del popolo ne definisce l’identità
Nel secolo d’oro della pittura olandese che coincise col barocco e col massimo espansionismo coloniale si notano gli studi dello stile italiano: i dipinti sono inondati di luci e ombre.. trasformando l’ambientazione dei soggetti ,pero’, in stive di navi, con luci e ombre di quelle flotte che attraversavano gli oceani e scoprivano le ricchezze del mondo per farle proprie. Di nuovo é il loro mondo.
Il colore, il grande assente dei paesaggi olandesi, il colore che distingue le luci, le ombre dirette e quelle riportate, il colore sembra sorprendere l’artista olandese lasciandolo invaso da uno stupore incontenibile.
E’ commovente il passaggio degli olandesi in Italia: “Italianates” fu definito un gruppo di pittori nord-europei del XVII secolo, in gran parte olandesi da cui Dutch Italianates, che viaggiarono in Italia e che adottarono uno stile e una tecnica simile a quella dei pittori paesaggisti italiani del periodo. In particolare, erano soliti incorporare nei loro dipinti modelli e motivi italiani. Questi pittori erano soliti rimanere anche a lungo in Italia, in special modo a Roma e qui operare, nella sala in cui sono esposte queste avventure cromatiche sono anche visibili esposti in teche al centro della sala, vetri veneziani che si confrontano con la scuola di boemia mostrando uno stile morbido e vaporoso ricco di iridescenze notano i primi paesaggi italiani dell’italia del mediterraneo… gli olandesi scoprono il colore nella natura:…tramonti struggenti, ombre lunghe, pini mediterranei che si trasformano con la loro silouette in quinte di teatro..l’Italia li ha fatti letteralmente impazzire!
Canali e riverberi: anche nel piano del museo dei pittori della fine dell’ ottocento si nota un paesaggio di Mondriaan in cui un mulino si riflette raddoppiando…
E certamente non mancano alcuni dipinti di Vincent, il ragazzo rosso talmente pazzo da cercare quel senso della vita ” dentro” il colore e fuori dai confini; Vincent si sente stretto nel suo paese tutto così “trattenuto”… insegue gli oggetti descrivendone le fibre..ma e’ il colore con la sua materia che e’ giunto a descrivere se stesso.. Una analisi talmente audace da lasciare sgomenta la flemma dei pittori dell’ epoca… Così compiaciuti dal poter essere riusciti a mettere nella pittura le loro ” impressioni”, le loro emozioni.. Era troppo anche per loro..
Si può vedere di fianco ad altri di suoi contemporanei fiamminghi e non, un suo paesaggio che è come una meteora che passa senza nemmeno dare il tempio di comprenderne la rotta: Van Ghogh aveva aperto uno squarcio nella pittura che solo un secolo dopo i pittori informali hanno tentato di riprendere.
Ma non si può fare a meno di rendersi contoi che gli olandesi hanno tenuto i nervi saldi, in meno di un secolo hanno creato una scuola che fosse in grado di riorganizzare tutto: pittura, decorazione, desigh, architettura e arti varie: de stijl é la scuola dell’arte che parla una lingua nuova ma da inventare .. Monndriaan, nella provocazione, ci si butta a pasce morto: sintetizza la natura fino a trasformarla in griglie colorate, proprio come le vetrate con i vetri uniti con piombo, che hanno segnato la luce delle case fiamminghe fin dai tempi del medioevo…e in questa grigli Mondriaan alterna colori…. Con una casualità ordinata eqilibrata razionale come solo la natura sa fare.
Tutto é collegato, gli organizzatori del museo hanno tentato di mettere in luce proprio questo filo conduttore…l’evoluzione del popolo la sua capacità di organizzare il lavoro creando ricchezza si riflette nell’arte che descrive da una parte gli umori del tempo in cui l’ artista viveva e dall’ altra quel nocciolo comune che del popolo ne definisce l’identità.
Alla fine del percorso, tornando verso l’ingresso, nella sala illuminata dal sole che filtra dal tetto fatto di pannelli solari, un sontuoso bar ristorante inondato di luce accoglie i visitatori che hanno bisogno e voglia di rifocillarsi da tanta bellezza, oppure semplicemente prendere tempo per poi dedicarsi al book shop, in una atmosfera rarefatta.
E il museo prosegue all’esterno, dove sono esposte statue moderne di Moore al centro di alcune aiuole tutte organizzate con piante medicinali e aromatiche per creare un orto botamico….
Stessa logica compilativa, razionale, organizzata con la caratteristica personalissima peculiare attenta dislocazione dei personaggi sulla scena dei pittori di nature morte e dei paesaggisti fiamminghi fin dal rinascimento, quei pittori che della natura cercavano di descriverne l’insieme attraverso i dettagli.
A chi mi dice che loro possono permettersi questi splendidi musei perchè sono ricchi, non posso che rispondere che sono ricchi proprio perchè sanno progettare dei musi così belli.
Ecco l’album fotografico completo.
Tag: Amsterdam, arte, musei, rijksmuseum
16 Novembre 2013 alle 14:08
Bella li!
Ma intanto anche la visita nell’ arte olandese volge al suo termine..
Bella.. La bellezza….
16 Novembre 2013 alle 23:21
Direi che come nelle opere di quei pittori fiamminghi
hai illuminato degli aspetti di quella cultura olandese,pittorica
e non solo,cogliendone le note più profonde.
17 Novembre 2013 alle 14:04
E’ tutto cosi chiaro… Credo anche per come e’ allestito lo spazio…