I Paesi Bassi in 10 giorni, viaggio fotografico 27 Aprile – 7 Maggio 2011
Dire bellissimo è poco.. un itinerario soprendente quello percorso dai nostri amici in poco tempo… bella la ricchezza dei particolari espressi con un linguaggio scorrevole e attraente.. leggere il loro scritto ci porta con l’immaginazione nei luoghi che descrivono..è sufficiente provare a leggere per capirlo.. provate.. a farlo e vi trovarete all’improvviso catapultati dall’altra parte d’Europa..
In viaggio di Simone Becchetti, Valentina Cristini, Gabriele Becchetti e Ada Gaglioti
‘– Dove, sono i giganti? disse Sancio Pancia. – Quelli che vedi laggiù, rispose il padrone, con quelle braccia sì lunghe, che taluno d’essi le ha come di due leghe. – Guardi bene la signoria vostra, soggiunse Sancio, che quelli che colà si discoprono non sono altrimenti giganti, ma mulini da vento, e quelle che le paiono braccia sono le pale delle ruote, che percosse dal vento, fanno girare la macina del mulino. –‘ (M. Cervantes de Saavedra, Don Chisciotte)
Don Chisciotte era in Spagna… ma anche in Olanda ci sono molti mulini..
Olanda un paese dove storia, tradizione, natura, tecnologia ed energia pulita coesistono. E’ proprio partendo da questo presupposto che è iniziato il nostro viaggio fotografico, alla scoperta di questo paese che incute meraviglia fin dal primo momento. Abbiamo scelto la primavera per recarci nei Paesi Bassi in modo da cogliere i nuovi e freschi colori offerti da questa stagione e ben rappresentati dalla fioritura dei tulipani, simbolo d’eccellenza di questo paese.
Il must del viaggio era ‘on the road’ e l’unica regola quella di ‘perderci’ per le strade dei piccoli paesini lasciandoci guidare solo dall’istinto e dalla voglia di scoperta, senza mai prendere l’autostrada. Con il solo aiuto della cartina dovevamo raggiungere la tappa prefissata, fermandoci appena trovavamo qualcosa di bello e interessate. E ci siamo fermati molte volte. In questo modo abbiamo potuto osservare le vere meraviglie dei Paesi Bassi in dieci giorni: natura, semplicità, capolavori architettonici e quello spirito di libertà che si respira ovunque.
Arrivati nel primo pomeriggio a Dordrecht, dopo circa 11 ore di macchina partendo da Como, siamo stati accolti da una pioggia di benvenuto; abbandonata l’auto in uno dei parcheggi a pagamento non ci restava che addentrarci nelle vie tipiche della città.
Abituati ad una vivibilità urbana fatta di macchine, smog e frenesia, l’impatto iniziale con lo stile di vita olandese è a dir poco affascinante. In ogni angolo della città, anche il più impensabile, ci sono biciclette di ogni genere che donano a questo luogo una dimensione spavaldamente calma.
L’architettura locale è molto diversa dalla nostra, le case sembrano cadere verso la strada: le pareti sono infatti aggettanti verso di essa a memoria delle esigenze dei secoli passati. Su ogni casa c’è infatti una sorta di carrucola che veniva utilizzata per sollevare all’abitazione le merci che un tempo venivano trasportate lungo il canale adiacente la strada. A stonare un pò con questo contesto storico c’è la zona del porto. Qui infatti ci si trova davanti un enorme ponte quadrato che alza la ferrovia consentendo il passaggio delle barche nel canale e che a mio avviso, dal punto di vista architettonico, appare del tutto fuori luogo rispetto al contesto. Se siete appassionati di fotografia, o semplicemente molto distratti e goffi, state molto attenti a dove mettete i piedi quando costeggiate il mare sul molo altrimenti rischiate di fare un bel tuffo in acqua. Chiedete a Simone 😉 che per poco non riusciva davvero a farsi un bel bagno nel ‘fresco’ canale.
All’imbrunire abbiamo iniziato a cercare un alloggio dove pernottare dirigendoci verso il parco Kinderdijk che volevamo fotografare all’alba. Fortunatamente abbiamo trovato una stanza nell’ unico hotel di Alblasserdam ed ancora più fortunatamente abbiamo scoperto due cose: la presenza di free wi-fi e il parco di mulini a vento a soli venti minuti di camminata. Così le foto a Kinderdijk le abbiamo fatte anche al tramonto. Arrivati al parco (Unesco World Heritage) si rimane almeno dieci minuti in silenzio a perdersi con la vista tra i canali e sentieri che camminano tra i mulini in compagnia della ricca fauna che caratterizza il posto e che crea un piacevole effetto sonoro di sottofondo. Si respira un’ atmosfera magica, come se il tempo avesse deciso di fermarsi a riposare; un’ esperienza unica insomma.
Detto questo non si poteva non tornare a vedere questo posto incantato anche con le luci dell’alba, come programmato, quindi sveglia puntata alle cinque. La ricompensa è vedere un capolavoro della natura e vi dico solo che non è descrivibile, va visto e vissuto.
Il viaggio è proseguito in direzione di Bergambarch, Groot Ammers dove c’è uno splendido mulino a vento (e dove una passeggiata tra delle casette con dei giardini fantastici è d’obbligo), passando poi per Vlist dove si viene rapiti dal fascino delle villette lungo il canale, ognuna delle quali con giardino e porticciolo, e infine Haastreecht. Dopo un insolito (per noi) attraversamento di canale con un traghetto, siamo arrivati a Gouda per l’ora di pranzo. Anche questa volta un altra città ci accoglie (come tre anni fa) con un improvviso acquazzone, l’ho preso come un benvenuto ;). Tempo di mangiare (non mi ricordo cosa ho preso, ma ve lo sconsiglio!) e il sole era già ritornato per ricordarci di non perdere troppo tempo seduti.
Quindi giro veloce per qualche foto tra le vie e di nuovo in strada verso Leiden. Adoro questa cittadina: è intima, movimentata, giovanile e frizzante al punto giusto. Ci siamo intrufolati nella carinissima Webster University 1870, per respirare un po’ di aria college (aspettando Utrecht). Volevamo sederci in uno dei tanti cafè e goderci qualche minuto di relax ma il tramonto è arrivato in fretta, quindi di nuovo macchina e siamo corsi verso il mare finendo a Katwijk. Parcheggiata la macchina siamo scesi in spiaggia.
Una spiaggia infinita, ed è stato come respirare per la prima volta. Mare, vento, sabbia, onde, tramonto. Troppe suggestioni per parlare. Per un’oretta abbiamo camminato sulla spiaggia, in silenzio. Solo fotografie, pensieri e libertà.
Quando il sole è sparito ci siamo resi conto che non avevamo ancora un posto per la notte e trovare una camera a Katwijk non è stato affatto semplice. Dopo un’ altra oretta di camminata abbiamo trovato fortunatamente una stanza libera, doccia veloce e siamo usciti in cerca di qualcosa da mangiare. Sorpresa: era tutto chiuso, si era fatto troppo tardi ed ecco anche l’improvviso temporale. Cena saltata, ma ne è valsa la pena.
Da segnalare a Katwijk un impressionante monumento/installazione che omaggia il mare: un pesce che respira fuori da una pozza d’acqua. Il respiro ritmico e martellante è dato da un impianto sonoro che batte a colpi di basse il soffio del pesce. Gradualmente il suono del respiro cambia e diventa sempre più percussivo creando delle onde nella pozza d’acqua. Molto suggestiva è anche la variazione di intensità del movimento dell’acqua che va a ricreare il moto ondoso marino nelle sue varie fasi (calmo, mosso e durante una tempesta), insomma impossibile dimenticarsi di essere in una cittadina di pescatori a diretto contatto con il Mare del Nord!
La mattina successiva abbiamo puntato la bussola verso Utrecht dove avremmo passato i prossimi due giorni. Qui dovevamo fare il check in nell’unico hotel prenotato dall’Italia, in quanto eravamo in pieno Queen’s Day (30 aprile).
Prima di arrivare nella città universitaria per eccellenza, abbiamo fatto una piccola gita a Zegveld, che dall’auto ci sembrava un invitante paesino. Carino, niente di imperdibile comunque.
Arrivati a Utrecht la prima cosa che salta all’occhio è una: biciclette. Ovunque. La seconda è l’architettura moderna e i molti cantieri a cielo aperto: si può dire che Utrecht sia una città ancora in espansione. Lasciati i bagagli in Hotel (e appurato che il wi-fi non era affatto free come scritto su booking.com) abbiamo letteralmente girato tutta Utrecht a piedi.
Era la giornata prima del Queen’s Day e nell’aria si respirava già arancione. Ovunque per le strade le persone organizzavano e preparavano qualcosa e ci sembrava che la festa sarebbe iniziata senza aspettare il giorno successivo. Infatti ne abbiamo avuto la conferma da una ragazza la quale ci ha spiegato che il giorno della Regina sarebbe iniziato il giorno stesso alle ore 18 con mercatini e concerti sparsi per l’intera città e che sarebbero durati tutta la notte.
Durante il nostro lungo tragitto verso il Campus universitario ( ci vuole una buona oretta a piedi dal centro di Utrecht) ci siamo imbattuti fortuitamente (per la gioia di Valentina 😉 ) in casa Schroeder, la famosa costruzione di Th. Rietveld. Si tratta di una casa unifamiliare simbolo per eccellenza dell’architettura De Stijl che spicca tra le case a schiera tradizionali in mattoni a vista e tetto a falde per la sua concezione assolutamente differente di architettura. Vi troverete infatti di fronte ad un edificio dato dall’assemblaggio di elementi con caratteristiche e funzioni diverse tra loro che gli conferiscono la propria unicità. Inoltre il colore bianco e il tetto piano lo fanno riconoscere facilmente.
Che dire se siete appassionati d’architettura vale la pena fermarsi ad ammirare questo edificio e se avete del tempo che vi avanza prenotare una visita all’interno (infatti anche tutto l’arredo è stato progettato da Rietveld).
Abbiamo così raggiunto il Campus (dopo aver scoperto che l’università è distribuita negli edifici sparsi per tutta Utrecht) ai bordi della città e qui sembrava essere scemato il fermento dell’ Orange Fest, mostrando un lato decisamente deserto dell’ Università. Evidentemente la vacanza era iniziata.
Siamo riusciti a trovare anche il tempo di rilassarci stando sdraiati mezz’oretta in un parco vicino al College, dove iniziavano a vedersi gruppetti di ragazzi organizzati con birra, tende e griglia intenzionati ad accamparsi per la notte di festa.
Al rientro in città la festa era cominciata. Ogni piazza aveva un palco dove suonavano gruppi di generi musicali differenti (rockettari, discotecari, amanti del pop.. tutti venivano accontentati), ma a colpire davvero era la quantità esagerata di gente riversata nelle strade. Lo stile di festa ricorda molto una via di mezzo tra il Carnevale e le notti bianche all’italiana mentre la “densità” di gente ricorda gli Obei Obei di Milano. In alcuni punti non ci si muove proprio 😉 e spesso è la folla stessa a trasportarti da un punto all’altro della città senza nemmeno che si riesca a capacitarsi di come si sia finiti in quel punto (e i nostri piedi possono confermare).
Tantissimi gli spunti ovviamente: hippie moderni che ballano sotto i vari palchi, personaggi più o meno folcloristici ;), concerti di ogni genere (alcuni davvero meritevoli, non solo pop spensierato), stazioni radio che presenziavano in varie piazze, donne mascherate che vendono l’arte di ridere, ragazzi che per un euro ‘al tiro’ ti chiedono di lanciargli delle uova in faccia, balli, mercatini, divertimento.. Insomma, una super mega festa che coinvolge tutti, dai bambini ai ragazzi più frenetici. Sicuramente un’ esperienza da provare.
Dalle 22 in poi Utrecht era una discoteca a cielo aperto.
Il giorno dopo, l’effettivo Queen’s Day, Utrecht sembrava portare solo i segni dei festeggiamenti del giorno prima, la cerimonia si era infatti trasformata dai bagordi del 29 aprile in una cosa molto più da famigliole, le quali potevano finalmente godersi gli innumerevoli mercatini fai-da-te, senza la ressa. Durante questo giorno i cittadini olandesi hanno infatti la possibilità di mettere in vendi propri oggetti, reliquie o semplicemente cose che non usano più senza bisogno di alcun tipo di permesso… amanti dell’usato accorrete 😉
Tutta la giornata è stata dedicata a un’altra lunga passeggiata in Utrecht in cerca di ispirazioni per le foto seguendo i gruppi di persone che si raduvano lungo i canali o sulle barche promuovendo qualche iniziativa. Da segnalare anche in questa giornata i numerosissimi piccoli concertini sparsi per tutta la città. Dopo esserci ascoltati una cover di Stairway To Heaven appoggiati a una ringhiera di un canale durante il tramonto abbiamo deciso che potevamo andare a riposarci e preparaci per il giorno successivo.
Alle 8:30 del giorno dopo eravamo già a far colazione in un caratteristico cafè nell’enorme piazza della rustica Delft. Tempo di guardare la pendente chiesa e via verso L’Aia, dove dopo una lunga camminata (con auto parcheggiata in periferia) abbiamo raggiunto il moderno centro all’ora di pranzo per ammirare gli enormi grattacieli (e per poco non ci perdavamo Vale persa ad ammirare il complesso del Municipio di Meier). Molto suggestiva anche la residenza della Corte Internazionale di Giustizia.
Usciti da L’Aia abbiamo puntato verso Lisse, per il parco di Keukenhof, fermandoci prima a Voorhout; ma una volta arrivati al famoso parco abbiamo purtroppo deciso che non valeva la pena entrare per solo mezz’ora, infatti stava per chiudere dato che erano le ore 17:30. Così mentre il tramonto si avvicinava abbiamo girato nella zona alla ricerca di campi di tulipani per qualche foto e non abbiamo certo fatto fatica a trovarne. L’unico neo era che molte file di tulipani erano state tagliate (forse per la festa della Regina?) quindi non abbiamo visto il vero potenziale di colori sprigionato da questi fantastici campi.
Siamo così finiti ad Haarlem per cena, proprio di fronte alla piazza centrale occupata temporaneamente da un luna park. Piccola passeggiata per le vie della città per digerire il pasto e poi siamo andati a guardare il sole scendere dietro il mare a Zandvoort, una bella località balneare dove abbiamo trovato alloggio in un mini appartamento super bello con vista mare. Prezzo 30 euro a testa per la notte con colazione, in pratica un lusso a costo minimo.. quando si dice la fortuna =).
La mattina ci siamo svegliati con la signora proprietaria della casa che ci informava della morte di Bin Laden; abbiamo guardato il notiziario e fatto colazione insieme a lei nel suo soggiorno. Ripresi dalla notizia shock, abbiamo noleggiato le biciclette nel centro di Zandvoort e abbiamo fatto una lunga pedalata nel vicino Natural Park De Kennemer – duinen.
Una bellissima escursione tra dune, vento (tanto, tantissimo vento) e boschetti tutto collegato da infinite piste ciclabili. Gli scorci più meritevoli secondo me sono nella parte nord del parco dove la vegetazione è decisamente più fitta e i numerosi boschi riparano dal vento. Da segnalare i laghetti che si incontrano sul percorso e una vasta fauna fatta di uccelli e bufali. Dopo essere arrivati quasi a IJmuiden ci siamo resi conto che dovevamo pedalare in modo sostenuto per arrivare a riportare le biciclette prima dell’ora di chiusura del noleggio.
Il tramonto ce lo stavamo quindi godendo tra i canali della capitale. Avremmo passato ad Amsterdam le prossime due notti. E’ la quarta volta che visito questa città e in questo soggiorno mi sono reso conto di quanto l’Olanda non sia solo Amsterdam, anzi ;).. senza nulla togliere alla splendida città abbiamo fatto i classici turisti girando tra parchetti e vie famose. Ma la mia testa era già al proseguimento del viaggio verso il nord. Assolutamente di rilievo la visita della mostra del World Press Photo 2011, tenuta nella chiesa Old Kirche al centro del Red Light District. Credo che per apprezzare davvero Amsterdam dovrei fermarmi almeno una settimana e fare un percorso mirato tra i musei (non solo i super famosi), l’ arte, la storia e la sua cultura. Ormai la conosco troppo bene per rimanere stupito dal semplice giretto come era accaduto le volte precedenti. 😉
La mattina che abbiamo lasciato Amsterdam, ci siamo fermati (dopo le continue richieste di Vale) nel nuovo quartiere architettonico chiamato Borneo-Sporenburg nella periferia nord est della città.
Questo quartiere risalente al 2000 si compone di case unifamiliari a schiera affacciate per un fronte su strada e per l’altro sul canale. Le case hanno tutte un estetica diversa in quanto opera di architetti differenti, il risultato finale appare però molto omogeneo. Infatti nonostante le case siano tutte diverse, ciascuna con una sua logica progettuale ben definita e unica, nessuna stona ne col contesto ne con le case adiacenti.
La varietà diventa quasi l’elemento unificatore di questo quartiere, dove ogni angolo, strada o canale ti riserva la vista su qualcosa di nuovo e non banale. Questo è un esempio importante di come sia possibile costruire delle case belle e differenti tra loro anche in un contesto di casa a schiera, cosa che in Italia è molto difficile da vedere (basta guardare la ripetitività sconcertante delle case a schiera costruite nelle nostre zone). Per noi architetti c’è quindi molto da imparare in Olanda, da Rotterdam al Borneo le suggestioni architettoniche riempiono ogni istante del viaggio!
Finalmente eravamo di nuovo sulla strada e puntavamo a nord. Siamo passati dall’intimo paesino Broek in Waterland, da Katwoude dove si respira la classica aria da villaggio di pescatori, da Volendam e infine ci siamo fermati a pranzare nell’incantevole Edam. Davvero semplice e confortevole. Deliziosa Edam.
Abbiamo allora deciso di tagliare il paese e cambiare mare, ritornando sul ventoso Mare del Nord. Abbiamo scelto con cura tutte stradine secondarie ed è stato fantastico. Siamo capitati in un paesino che avrà avuto una ventina di abitazioni. Eccezionale. Una via, un canale, campi che si perdono all’orizzonte, qualche casa qua e la e un parco giochi dove c’erano due bambini che si divertivano su una corda tirata a mò di carrucola. Il paesino si chiama Driehuizen. La cosa che mi colpisce delle abitazioni olandesi sono i dettagli. E’ incredibile osservare con che cura le case vengono decorate sia all’esterno che all’interno, grazie all’usanza di tenere le grandi finestre prive di tende affacciate sulla strada. Per non parlare della cura e manutenzione dei giardini, ogni volta un capolavoro.
Da qui abbiamo raggiunto il faro di Egmond aan Zee, altra località balneare proprio nel bel mezzo del parco Kennemerland, poi Bergen aan Zee e infine, dopo una breve sosta lungo un campo di lavanda, siamo arrivati al tramonto nel posto che per quanto mi riguarda è il paradiso terrestre: Bergen.
Davvero, andateci e capirete. E’ situato al nord del Kennemerland park, al limite del bosco e affacciato su immensi campi. Le vie della città sembrano incantate e, sorpresa, il centro del paese è un parchetto isolato da un canale che ospita daini, cavalli, cigni neri, pavoni e altri tipi di uccelli. E’ un paesino uscito da una fiaba.
Dopo una rilassante nottata in uno dei tanti caratteristici alberghi, abbiamo noleggiato le biciclette alle nove del mattino, spesa nel supermarket di Bergen e via per una lunga pedalata tra i chilometri dedicati a piste ciclabili tutto intorno alla splendida cittadina. Campi, spiagge, dune, boschi, fiori, mulini. Fantastico. La nostra permanenza qui è finita dopo un pic-nic in un campo, di fronte ad un pascolo di cavalli.
Così di nuovo in macchina, direzione nord. Proprio appena lasciata Bergen abbiamo deciso di passare la notte sull’ultima isola Frisone, Schiermonnikoog. Passata la grande diga Afsluitdijk abbiamo seguito tutta la costa tra i paesini di pescatori per arrivare a Lauwersoog, dove partono i battelli per l’isola.
Schiermonnikoog è un’isola con un unico paesino omonimo, il resto è parco nazionale. Le automobili non sono ammesse, eccetto quelle dei residenti. Mentre eravamo sul battello che ci portava sull’isola e dopo aver visto che era anche l’ultimo viaggio del giorno (erano le 18:30) abbiamo deciso di leggere cosa diceva la nostra guida Lonely Planet sull’isola. Parlava di un unico hotel e della difficoltà nel trovare alloggio. Bene, una notte in spiaggia non poteva che farci bene. 😉
Appena sbarcati si è respirata subito la lontananza di questo posto dal resto del mondo. Con questo viaggio ho scoperto di amare i posti isolati. La prima preoccupazione è stata trovare una camera e dopo aver preso un pullman di linea dal porto verso il paese (alcuni pullman sono vecchi, tipo Cuba, bellissimo!!) siamo corsi in centro. Abbiamo trovato subito l’hotel ed era completo. Se è vero che c’è un unico hotel è vero anche che ci sono campeggi e tanti appartamenti disponibili. Quindi tanta ansia per niente e dopo mezz’ora dallo sbarco avevamo il nostro appartamento a 30 euro per notte.
Al tramonto abbiamo iniziato l’esplorazione dei dintorni. E’ uno dei posti più belli che abbia mai visto. Dal paese partono sentieri verso il parco nazionale che è.. ovunque! Tra boschetti e dune si finisce sempre nelle immense spiagge. Ma sono davvero immense. E’ solo sabbia, mare e cielo. Non c’è altro, è un’esperienza quasi spirituale. Abbiamo deciso di seguire il faro che si vedeva dal paese girando una volta a destra e una a sinistra in basa agli incroci che incontravamo. Tra conigli, fagiani e villette da sogno mimetizzate con la natura siamo sbucati al faro che dominava quel pezzo di spiaggia appena in tempo per vedere il sole sparire dietro il mare.
Siamo stati sulla spiaggia fino a quando è scesa la notte. Il ritorno non è stato semplice. Avevo dimenticato la torcia nella camera e i sentieri tra le dune ed i boschetti non erano illuminati ovviamente. Ci siamo persi più volte, ma è stato bellissimo anche questo. Quella che doveva essere una passeggiata per vedere il paesino ci ha visti ritornare in camera alle 23:30. E la mattina era obbligatorio fotografare l’alba.
La sveglia è suonata alle 4:15 e dopo un’ora di camminata nelle dune e nel bosco eravamo sulla spiaggia. Sapete che c’è il vento in Olanda vero? 😉 Faceva freddissimo. Ma ogni brivido è stato ampiamente ripagato dallo spettacolo di vedere quel luogo e la sua natura.
Al ritorno dalla spiaggia abbiamo fatto colazione nell’unica pasticceria dell’isola (fantastica colazione con muffin e brioches salate!) prima di ripartire verso il continente.
Avrei voluto stare molti più giorni su quest’isola e fare l’unica cosa che si deve fare: camminare, camminare e camminare per il parco nazionale. Abbiamo visto davvero una piccola parte, quella limitrofa al paesino, e posso solo immaginare quali altre meraviglie abbia in serbo Schiermonnikoog (ho letto che ci sono anche le foche, ma non le abbiamo viste purtroppo). Non siamo riusciti neanche a dedicarci alla tipica camminata nel fango, usanza molto salutare tipica di questo posto assolutamente consigliata! Se cercate “movimento” non è il posto che fa per voi, è un luogo in cui ci si incontra con la Natura. Punto. Immenso.
E’ così iniziata la discesa verso sud, tra le Friesland. Dopo una breve sosta a Urk, affacciata sul Marker meer, abbiamo superato i polder ad est entrando in una splendida zona verde, fatta di canali e laghetti. La nostra meta era Giethoorn, la Venezia del Nord. Siamo arrivati a destinazione poco prima del tramonto e dopo aver trovato alloggio in uno splendido hotel con vista canale (è stato l’hotel più costoso che ci siamo concessi durante il viaggio spendendo 40 euro per la notte dato che era l’ultima.. ma che colazione!!) ci siamo persi nei canali e ponticelli del paesino costruito sull’acqua. Sarò ripetitivo e monotono, ma è fantastico, un luogo fuori dal tempo. Se cercate qualcosa di caratteristico e unico andate a Giethoorn. Le casette che si vedono tra i canali fanno venire voglia di trasferirsi immediatamente qui, sembra un villaggio di Walt Disney o un’ambientazione di Gardaland. Ci aspettavamo qualche cartone animato uscire dalle case, è surreale la pace che si respira.
Abbiamo trascorso la serata così, passeggiando e rammaricandoci per l’ultima notte che ci aspettava nei Paesi Bassi. La mattina anziché le biciclette abbiamo noleggiato una barchetta elettrica per girare tra i canali di Giethoorn. Una volta capito come guidare una barca, non senza piccoli intoppi :), siamo usciti da Giethoorn seguendo un percorso di canali che ci ha portati in un altro parco di natura incontaminata. Questa volta abbiamo visto la natura da una barca, bellissimo. Siamo quindi finiti in un lago dove c’erano delle isolette. Su una abbiamo attraccato la barca al porticciolo e abbiamo fatto una piccola passeggiata. Su altre due isolette c’erano delle feste private! Ogni isola aveva una casa e c’erano ragazzi e ragazze che mangiavano, bevevano, ascoltavano musica, ballavano o prendevano il sole. La tentazione di fermarci era forte ma il tempo scadeva.. Riportata la barchetta al noleggio, siamo saliti in macchina per iniziare il rientro in Italia.
E’ stato un viaggio fantastico che mi ha legato ancor di più a questo paese. Ho capito di preferire questo tipo viaggio, dove si scoprono man mano, anche per caso, le varie mete.
Il consiglio è di girare il più possibile l’Olanda, ci sono troppi posti lontani dalle classiche mete turistiche che meritano una visita… e anche un ritorno 🙂
Abbandonatevi alla scoperta lasciandovi guidare dall’istinto, verrete ripagati!
Che dire Goodbay Olanda.. ci rivediamo presto!! 🙂
Le foto del viaggio sono visibili in queste pagine: istockphoto.com
Articolo di Simone Becchetti (www.simonebecchetti.it) e Valentina Cristini
Tag: case tipiche, mulini a vento, natura, Olanda, olandesi, Racconti viaggio, sovrani