Anna Frank non fu l’unica a scrivere un diario

Il Diario di Helga Deen

Ricevo questa segnalazione da Maria Cristina Giongo, circa la disponibilità presso Rizzoli, della traduzione dall’olandese in italiano del Diario di ‘Helga Deen’, dal titolo ‘Diario dal lager di una adolescenza perduta. Non dimenticarmi‘.

Helga Deen è un’ ebrea olandese, che aveva 18 anni quando iniziò a scrivere questo diario in forma di lettere al fidanzato, Kees van den Berg dal campo di concentramento di Vught. I due ragazzi non si sarebbero più rivisti. Helga, deportata il primo giugno 1943, venne infatti uccisa con la famiglia il 16 luglio. Il diario, uscito fortunatamente dal campo di Vught, è stato custodito con cura da Kees. Ma solo nel 2001, alla sua morte, il figlio Conrad lo ha ritrovato e consegnato all’archivio di Tilburg.

L’annuncio è stato lanciato, non casualmente, proprio in concomitanza con il 27 gennaio, il “Giorno della Memoria” per ricordare le vittime della Shoah.

Inoltre la rubrica di libri Benjamin del TG1 ha presentato lo stesso giorno le più interessanti pubblicazioni riguardanti la Shoah e quindi anche ‘Non dimenticarmi‘.

L’autrice è Marika Viano, la corrispondente del Corriere che ne ha curato anche l’edizione italiana.
Marika è molto orgogliosa di aver portato a compimento un progetto lungo e complesso, ma quello che è più importante è che ora questa incredibile e poetica testimonianza scritta dentro un campo di concentramento è disponibile nelle librerie italiane.

Con questo post volevo ringraziarla per aver diffuso quelle lettere, testimonianza preziosa come quella di Anna Frank, e per tutto il lavoro svolto.

Eccovi la scheda di Helga Deen “Non dimenticarmi. Diario dal lager di una adolescenza perduta” (Rizzoli, 2009 Pagine 192 Euro 17), l’articolo sul libro pubblicato sul sito web del Corriere della Sera e quello della Gazzetta dello Sport, Amare nella Shoah: ‘L’ incredibile storia del diario di Helga

Se lo desiderate Potete acquistare online il libro direttamente dal sito della Rizzoli.

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19 Commenti a “Anna Frank non fu l’unica a scrivere un diario”

  1. Uyulala Scrive:

    Grazie a te e a Cristina per questa segnalazione. Proprio in questo periodo che il revisionismo prende piede, importantissimo dare risonanza alle voci di chi ha davvero subito ciò che si vuole negare

  2. admin Scrive:

    Concordo con Uyulala al 100%

  3. Lucia Scrive:

    L’ho appena finito di leggere… E’ davvero bellissimo!!
    Un abbraccio e un buon fine settimana a tutti!

  4. admin Scrive:

    Ciao Lucia.. grazie.. buona settimana a te

  5. cristina Scrive:

    Cara Lucia,

    fantastico! Sei arrivata prima di me! Ma dove l’hai acquistato? In Italia?

    Ciao, un abbraccio,

    Cristina

  6. Marika Scrive:

    Carissimi,

    grazie per tutta l’attenzione alla storia di Helga, che in questi primi giorni di uscita del libro ha avuto una copertura al di là delle aspettative.
    Certo, rimanere murata per 60 anni e poi assurgere così alle cronache è un bel salto…
    Spero che grazie alla copertura della sua storia seguano molte più traduzioni, finora c’è solo quella tedesca e la mia in italiano.
    In questo clima di revisionismo storico, un documento del genere aiuta.

    Cordialmente,
    Marika

  7. admin Scrive:

    Salve Marika.. grazie per aver lasciato una traccia sul Blog.. spero vivamente che il libro abbia tutta l’attenzione che merita.. certo 60 anni.. è davvero incredibile.. chissà che la storia di Helga non possa aver cosi’ risonanza in futuro da dedicargli persino un museo come testimonianza di un passato da non ripetere più nel futuro

  8. BlogOlanda» Archivi Blog » Anna Frank non fu l’unica a scrivere un … Scrive:

    […] Il seguito di questo articolo: BlogOlanda» Archivi Blog » Anna Frank non fu l’unica a scrivere un … […]

  9. Gloria Scrive:

    Complimenti Marika,
    se al mondo ci fossero più persone come te, sensibili e tenaci nelle loro scelte…forse tutto andrebbe meglio; forse.
    Certamente questo libro è una grande sorpresa “d’amore” portata avanti innanzitutto da chi ha amato Helga, e poi da belle persone come te.
    Grazie dunque!

  10. cristina Scrive:

    Hai ragione, Gloria. Marika ha fatto un lavoro unico, come dici tu “una grande sorpresa d’amore”.

    E avrà il successo che si merita.

    E…forse per domani, ancora una sorpresa sul blog che riguarda il nostro avvocato…Michele Vitale, che Hans ha appena accompagnato all’aereoporto di Eindhoven da dove prenderà l’aereo che lo riporterà in Molise.

    Buona domenica a tutti!

  11. Annarita Scrive:

    A me mette i brividi (ed insieme fa rabbia) non solo pensare a quanto altri bambini, ragazzi, adulti ed anziani come Anna e Helga ci siano stati, in quelle condizioni disumane, costretti a paatire di tutto e a morire peggio delle bestie, ma anche a come sia ancora forte l’antisemitismo in Europa. Come anche il razzismo e la xenofobia in genere.
    Ma cosa ha in testa l’essere (non) umano?????????????
    Scusate lo fogo!

    Grazie a Marika… E speriamo che l’editore, se vuole, possa trovare traduttori anche per altre lingue…

  12. GuidOlanda Scrive:

    Annar.. questo è uno dei volti della natura umana.. il male è esistito, esiste ed esisterà sempre ma sta mantenere sempre vivo il ricordo di cosa possano fare certi uomini, per capire come evitare che accada di nuovo in futuro

  13. GuidOlanda Scrive:

    Come consigliato dalla stessa Marika, volevo ricordare che in Olanda si può acquistare “Non dimenticarmi” presso la libreria Bonardi, l’unica libreria italiana del Benelux. http://www.bonardi.nl
    Ne avevamo già parlato qui http://www.blogolanda.it/2008/10/07/una-liberia-molto-speciale-ad-amsterdam/

  14. cristina Scrive:

    Io l’ho già ordinato. Non vedo l’ora di leggerlo.

  15. Rosalia Scrive:

    ma io nn capisco perchè tutti i ebrei vannero portati nei campi di concentramento??

  16. Piero Scrive:

    Di…ma da che sistema planetario vieni….? Dal pianeta del Grande fratello? di Amici? della Fattoria ? Nel 2009 è possibile che non hai mai aperto un libro di storia?basta che fai una ricerca in internet e troverai le tue risposte…non ti volgio offendere…lungi da me dal farlo,ma che razza di domanda del ca**o fai? ma che razza di domanda eh…ammesso che sia una domanda…comunque facciamo finta che vieni da un’altro pianeta e che non hai mai sentito parlare della 2nda guerra mondiale…di Hitler…ECCOTI LA STORIA DELLA SHOAH…

    Ben sei milioni di ebrei (secondo fonti tedesche), giovani, vecchi, neonati e adulti, furono uccisi dalla violenza nazista.
    La Shoah si sviluppò in cinque diverse fasi:
    I. la privazione dei diritti civili dei cittadini ebrei;
    II. la loro espulsione dai territori della Germania;
    III. la creazione di ghetti circondati da filo spinato, muri e guardie armate nei territori conquistati a est dal Terzo Reich, dove gli ebrei furono costretti a vivere separati dalla società e in precarie condizioni sanitarie ed economiche;
    IV. i massacri delle Einsatzgruppen (squadre di riservisti incaricate di eliminare ogni oppositore del nazismo nei territori conquistati dell’Ucraina e della Russia) durante le azioni di rastrellamento;
    V. la deportazione nei campi di sterminio in Polonia dove, dopo un’immediata selezione, gli ebrei venivano o uccisi subito con il gas o inviati nei campi di lavoro e sfruttati fino all’esaurimento delle forze, per essere poi comunque eliminati.
    Queste tappe possono essere suddivise in due periodi storici:
    – dal 1933 al 1940, quando il nazismo vide la soluzione della questione ebraica nell’emigrazione;
    – dal 1941 al 1945, quando venne attuato lo sterminio.
    Il nazismo fece dell’attacco agli ebrei uno dei propri elementi fondanti. Dal momento in cui giunse al potere, si scagliò contro i cittadini ebrei con ogni mezzo di propaganda e con una fitta campagna di leggi. Per convincere anche la pubblica opinione della necessità di questa lotta, furono utilizzate le accuse di deicidio, di inquinamento della razza ariana e di arricchimento mediante lo sfruttamento del lavoro e delle disgrazie economiche altrui.
    Gli ebrei, secondo i piani dei gerarchi nazisti, avrebbero dovuto scomparire dalla faccia della terra. Il progetto di Hitler, infatti, era quello di rendere tutto il mondo Judenfrei (libero dagli ebrei).
    Dal momento dell’entrata in guerra, la Germania rese sempre più violenta la lotta contro i civili ebrei, iniziandone l’eliminazione fisica. Con il proseguire del conflitto, più si profilava certa una sconfitta per il Terzo Reich, più si faceva intensa la guerra dei nazisti agli ebrei, come se la loro distruzione totale potesse costituire una vittoria compensatrice.
    La furia violenta del nazismo si scagliò però non solo contro gli ebrei, ma anche contro: i tedeschi dissidenti (dall’apertura del campo di Dachau, 1933); gli zingari (discriminati già nel 1935 e deportati dal 1939); i Testimoni di Geova (perseguitati nel 1933 e internati dal 1935); i prigionieri di guerra (dall’inizio del 1939); i partigiani (dal momento in cui venivano annessi nuovi territori al Reich); gli omosessuali (incarcerati e condannati dal 1934); i portatori di handicap (sterilizzati dal 1933; nel 1939 i primi a essere gassati in apposite “case di cura” o su camion destinati alla gassazione, in base al Programma Eutanasia); una parte del clero (dal 1937, quando papa Pio XI, nell’Enciclica Mit Brennender Sorge, prese aperta posizione contro la Germania hitleriana).
    Bisogna però ricordare che, mentre ebrei e zingari furono vittime dello sterminio sistematico di interi gruppi familiari, colpevoli solo di esistere, tutti gli altri vennero perseguitati perché avversari del regime al potere o non adatti al nuovo ideale nazista di “uomo tedesco”. Questa differenza si rispecchiava anche nelle diverse tipologie di campi creati dai nazisti per i propri nemici.
    In base a un’indagine compiuta da G. Schwarz, uno dei maggiori studiosi dell’universo concentrazionario, i gerarchi nazisti istituirono più di 10.000 campi sul suolo del Terzo Reich.
    Cinquanta erano le categorie in cui venivano suddivisi i lager, in base alle diverse finalità, ma sei in tutto erano i campi di sterminio dove i deportati venivano selezionati e uccisi con il gas, creati solo per ebrei e zingari: sono questi i luoghi della Shoah.
    Alla fine della prima guerra mondiale, dopo le norme del Trattato di Versailles, la situazione politica e sociale della Germania era altamente instabile. La lenta riconversione delle industrie belliche secondo il Trattato, la riduzione dell’esercito a 100.000 unità imposta dai vincitori, il crollo dei cambi nel 1927 e quello della Borsa di New York nel 1929 favorirono la creazione di gruppi organizzati e violenti che rappresentavano, in opposte fazioni, il malcontento generale. Ordine sociale ed economico e riscossa agli occhi dei vincitori della guerra del 1914-1918 furono le richieste più pressanti che provenivano da vari strati della frantumata società tedesca della Repubblica di Weimar.
    L’austriaco Adolf Hitler seppe dare la risposta sbagliata, ma brutale e convincente, a queste domande. Il 24 febbraio 1920, tra i fumi di una birreria, Hitler espose al Partito dei Lavoratori Tedeschi, di cui faceva parte dal luglio 1919, il proprio programma incentrato sull’antisemitismo e sul principio di “ristabilire la disciplina militare e inculcare nuovamente nella truppa i sentimenti nazionali e patriottici”. Nell’aprile 1920 il Partito cambiò nome e divenne Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori.
    Il programma politico di Hitler era chiaro: egli predicava la superiorità della razza ariana, incarnata dai popoli tedeschi, su tutte le altre. Per raggiungere questo scopo voleva l’annientamento delle razze inferiori che avevano contaminato la purezza germanica e la conquista di uno spazio vitale in cui tornare a far prosperare gli eletti ariani.
    Dal 1923 Hitler divenne un punto di riferimento per tutti i movimenti dell’estrema destra tedesca. Il 9 novembre 1923, forte del consenso ottenuto, organizzò il Putsch (colpo di Stato) a Monaco; dopo il suo fallimento e la conseguente incarcerazione egli capì che il potere in Germania avrebbe dovuto contare su solidi appoggi degli industriali, su un apparente rispetto della legalità e sulla ricompattazione del popolo tedesco.
    Condannato a cinque anni di reclusione per “alto tradimento”, Hitler trascorse agli arresti meno di un anno, in cui dettò al compagno di cella Rudolf Hess (divenuto poi un importante personaggio del nazismo) il Mein Kampf. In questo scritto Hitler rese pubblico il suo pensiero politico e il suo progetto di uno Stato basato su un nuovo ordine politico, sociale e razziale.
    Il 27 febbraio 1925, tornato in libertà, ricostituì il Partito Nazionalsocialista, sciolto dopo il fallimento del Putsch. Da quel momento sino al 1929 Hitler tentò di darsi una presentabilità a livello internazionale e nazionale, cercando di rendersi gradito agli ambienti industriali proponendosi come difensore della proprietà privata, sfumando in modo molto abile l’aspetto anticlericale del Partito e promovendone una riorganizzazione interna secondo la quale tutto avrebbe ruotato sempre più attorno a lui. Una costante di quegli anni di preparazione fu l’utilizzo di una forte campagna antisemita e antibolscevica, in base alla quale gli ebrei erano visti come i “burattinai del comunismo” che avrebbero voluto dominare il mondo.
    La propaganda di queste idee fu affidata a giornali di partito e comizi che, utilizzando toni duri, volgari ed esasperati, avrebbero raggiunto facilmente i ceti più disagiati. Per dare man forte alle proprie idee, il Partito Nazionalsocialista utilizzò anche squadre di picchiatori; nel 1921 nacquero infatti le SA (Sturmabteilungen) e nell’aprile del 1925 le SS (Schutzstaffeln), un corpo paramilitare, ispirato a rigidi criteri di arianità e fedeltà al capo.
    La grande crisi economica del 1929 portò un clima favorevole alle idee di Hitler che riuscì ad affermarsi alle elezioni del 1930, successo che crebbe fino a raggiungere il 44 per cento dei consensi alle elezioni del 1933. Divenuto cancelliere, egli eliminò dalla scena politica, in modo apparentemente legale, tutti i suoi oppositori. Il 28 febbraio 1933, infatti, i comunisti vennero messi fuori legge, poiché incolpati dell’incendio del Reichstag (provocato in realtà dai nazisti).
    Con le leggi di “degiudeizzazione” del 1933, con cui veniva ordinato il licenziamento e l’esclusione degli ebrei da tutte le funzioni pubbliche, Hitler diede subito prova di mantener fede agli impegni elettorali, ponendo le basi dello Stato razziale e creando nuovi posti di lavoro per gli ariani. Egli aveva vinto le elezioni, infatti, promettendo Arbeit und Brot (pane e lavoro) e la riscossa comune contro i nemici interni ed esterni del Reich. In base a un ordine del 22 marzo 1933 venne ufficializzato per questo scopo l’utilizzo di campi di concentramento con l’apertura di Dachau, dove i primi a essere deportati furono gli oppositori, i Testimoni di Geova, gli zingari e chiunque fosse risultato sospetto al nuovo regime. Nel frattempo erano costanti i soprusi ai danni degli ebrei tedeschi, che venivano descritti dalla propaganda nazionalsocialista come estranei al popolo della “Grande Germania”. Contrariamente a quanto sostenuto dalla propaganda, da anni la comunità ebraica era parte integrante della società tedesca, diversamente da quanto accadeva nell’Europa dell’Est, dove l’integrazione sociale e culturale della minoranza ebraica era progradita più lentamente.
    Con le leggi di Norimberga del 15 settembre 1935, Hitler diede ufficialità alle proprie idee antisemite già espresse nel Mein Kampf. Da quel momento gli ebrei divennero ufficialmente cittadini inferiori per legge e nascita. Numerose furono le leggi che scandirono la loro vita “diversa”, come quella per cui dovevano frequentare solo luoghi a loro riservati (esistevano addirittura panchine solo per ebrei) o quella per cui dovevano premettere ai nomi propri Israel, se maschi, o Sarah, se femmine.
    Intanto dal 1936, con l’occupazione della Renania, Hitler fece ripartire la macchina bellica tedesca in vista di una campagna di espansione, che mirava a risarcire i tedeschi delle condizioni imposte dal Trattato di Versailles e puntava alla conquista dello “spazio vitale” per il Terzo Reich (il terzo impero tedesco dopo il Sacro Romano Impero Germanico del 962 e l’Impero Tedesco del 1871).
    Così, nello stesso anno, accanto alle truppe dello spagnolo Franco e dell’alleato italiano Mussolini, i nazisti presero parte alla guerra civile spagnola. Il 13 marzo 1938 venne annessa l’Austria (Anschluss) e i Sudeti divennero territorio tedesco.
    Ma la notte tra il 9 e il 10 novembre venne anche scatenata una vera e propria caccia all’uomo contro gli ebrei, in cui furono bruciate centinaia di sinagoghe, distrutte gran parte delle loro proprietà e uccise 90 persone: dalla quantità dei vetri rotti rimasti per le strade, quella notte fu chiamata “Notte dei cristalli” (Kristallnacht). Da allora ebbero inizio le deportazioni nei campi anche degli ebrei arrestati nel corso delle azioni punitive.
    Sin da quei primi anni, quindi, possiamo oggi capire come la Germania nazista combatté due guerre parallele: una contro i nemici esterni, che ebbe inizio il 1° settembre 1939 e sfociò nel dramma della seconda guerra mondiale; l’altra contro gli ebrei, cittadini inermi, secondo le leggi naziste colpevoli di esistere.
    Da qui ebbe origine la Shoah, la cui legalizzazione si formulò in tre tappe fondamentali:
    1935: leggi di Norimberga;
    1939: leggi sull’emigrazione forzata degli ebrei dal territorio tedesco verso i ghetti nella Polonia occupata;
    1942: Conferenza di Wannsee.
    Questi tre eventi furono scanditi da una serie di provvedimenti burocratici che permettevano a qualsiasi uomo ariano di commettere crimini contro un suo simile pur continuando a considerarsi un buon cittadino, e anzi per questo essere ricompensato dallo Stato.
    fonte lo stermio e la shoah..http://www.binario21.org/stermishoah.htm

  17. admin Scrive:

    Vi inoltro un msg ricevuto da Marika Viano

    Domani 9 maggio è la Giornata dell’Europa: bijlage in het Nederlands.

    Oggi, 8 maggio, verrà consegnato all’assessore alla cultura di L’Aja l‘Europese Poëziepaspoort, il Passaporto Poetico Europeo:

    L’EUROPA IN 28 POESIE

    Una giuria letteraria ha scelto una poesia fra quelle inviate da ogni comunità di ciascun paese europeo, più una degli zingari Sinti.

    Che significato ha l’Unione Europea per gli europei che vivono, lavorano, sperano, desiderano, amano, cercano in Olanda e hanno nostalgia oppure non l’hanno affatto?

    Per l’Italia è stata selezionata la mia “Grazie Europa”, in italiano il titolo, ma è scritta ovviamente in olandese.

    Dal 9 maggio alle Elezioni Europee in ogni comune, ogni cittadino olandese che richiederà il passaporto riceverà in dono il Passaporto Poetico Europeo.

    Chi avesse voglia e possibilità di venire è il benvenuto!

  18. admin Scrive:

    Vi inoltro un msg ricevuto da Marika Viano

    RIMANDO, perché il mio sistema e-mail diceva che c’erano problemi per l’invio in blind copy. Scusate se vi arriva più di una volta.

    Nel frattempo ho la conferma dell’avvocato che ha aiutato a compilare questo ricorso. Se qualcuno ha domande, in mia assenza, può spedire alla sua mail privata:

    Herman: silvherm@xs4all.nl

    Ah, e no dimenticate i 3 referendum!

    Salve a tutti,

    Vi mando in allegato il ricorso ufficiale (“beroepschrift”) che si può fare presso il consiglio di stato olandese.

    (Il ricorso che ho mandato per mail era un ricorso amministrativo (“klacht”) presso il comune stesso, senza valore giuridico).

    Se vuoi introdurre lo stesso ricorso, devi adattare il tuo indirizzo in alto alla prima pagina, i punti 21 e 25 fino a 30, e la firma.

    Per fare in modo che il ricorso sia ricevibile, bisogna mandarlo per fax entro questo venerdì pomeriggio (19 Giugno) e poi mandare subito la stessa lettera di conferma, preferibilmente per posta raccomandata.

    MA ATTENZIONE c’è tempo solo fino a questo venerdì pomeriggio 19 giugno per inviare il fax.

    Quest’originale per raccomandata deve arrivare al consiglio di stato entro la settimana che segue l’invio per fax. La raccomandata è utile perché così hai la prova della data in cui la lettera è arrivata al consiglio, ma non è necessaria per la ricevibilità del ricorso. Devi naturalmente tenere una copia per sapere cosa hai spedito.

    Mando ancora questa mia mail in BCC, perché non so se vogliate che il vostro indirizzo mail sia in chiaro. Mando a tutti coloro che mi hanno chiesto e scritto e ai contatti che possono divulgare il testo

    Partirò domattina all’alba per un impegno di lavoro in Italia, non potrò quindi rispondere alle vostre eventuali mail, ma spero che sia tutto chiaro. Rientro in Olanda il 29 giugno.

    Cordialmente,

    Marika Viano

  19. Francesco GuidOlanda Scrive:

    Morta a 100 anni in Olanda Miep Gies. Scoprì il diario di Anna Frank (Ansa.it)

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