Comunicazione, arte, letteratura, musica, cucina, tradizioni…
Tra la fine del XV° e l’inizio del XVI° secolo l’area nederlandese, che proprio in seguito alla Riforma protestante iniziò a distinguersi tra la parte cattolica a Sud (futuro Belgio) e quella protestante a Nord (futura Olanda), era ancora attraversata da una straordinaria ricchezza economica e culturale, ma mentre alcuni centri si avviavano al declino, come Brugge e Gand, altri sorsero come nuove città cosmopolite, quali soprattutto Antwerp, e altri ancora confermarono la loro importanza, come Bruxelles. Antwerp più che mai assunse un ruolo guida nello sviluppo della pittura: dapprima con il fenomeno definito “manierismo anversese” (e che poco ha a che fare con il manierismo propriamente detto) – rimarchevole più per l’ampia diffusione, anche fuori dei Paesi Bassi, e poi come principale fucina di molti dei più grandi pittori fiamminghi del XVI° secolo.
E intanto già da un secolo, dalle fiandre attraverso i monasteri clunicensi, era arrivato anche in italia il tessuto di Fiandra: un tessuto fatto da lino pregiato realizzato al telaio jacquard e lavorato in maniera particolare da renderlo robusto, ma sottile.
La fiandra era un tessuto molto apprezzato sia per la qualità della sua materia prima, il lino di fiandra, sia per la sua raffinata lavorazione. Era un Prodotto di lusso e venne commerciato in tutto il continente.Queste influenze reciproche, che produssero scollamenti o somiglianze, mi hanno fatto comprendere le direzioni di viaggi, spostamenti,non solo di concetti astratti che hanno trovato conferma nella somiglianza di talune parole, ma anche di talun piatti tipici: ricette di cucina, sapori,profumi, abitudini…..
Nel 1500 si registrò un’influenza più che mai forte dell’arte e della cultura italiana, che portò all’umanesimo nordico di Erasmo da Rotterdam alla creazione di opere d’arte legate all’esempio proveniente dal Sud. Veicolo di straordinaria diffusione dello stile italiano furono i cartoni d’arazzo dipinti da meastri italiani e inviati nei Paesi Bassi, e insieme a quei cartoni hanno viaggiato spezie, vivande, animali frutta e verdura… anche la cucina si è sviluppata attraverso secoli di cambiamenti politici e sociali, La cucina Italiana stessa è stata influenzata dalla cucina etrusca, da quella della Grecia Antica, dell’antica Roma, Bizantina, Ebraica e Araba. Importanti mutamenti si ebbero con la scoperta del Nuovo Mondo e grazie alle strade e ai porti che mettevano in comunicazione le città fu possibile l’introduzione di nuovi ingredienti come patate, pomodori, peperoni e mais.
Non a caso, in Olanda in quel periodo prospero di commerci si aprì la straordinaria stagione del Secolo d’oro, anche nella pittura, dominata da artisti di universale valore quali Rembrandt e Vermeer. Artisti che dettero forma ai valori di una società mercantile e riformata sul piano religioso: l’arte sacra perse importanza e nella maggior parte dei casi era costituta da quadri di piccolo formato destinati alla devozione privata. Nelle chiese protestanti, infatti, non c’era posto per i grandiosi altari tipici dell’arte fiamminga. Alla scomparsa della committenza ecclesiastica si associò il venir meno di una committenza di corte o aristocratica. Il fruitore della pittura olandese era il fiorente ceto borghese: la pittura di genere, che raffigura le scene di vita quotidiana della borghesia olandese acquisì una grandissima rilevanza.
Quei volti, quegli uomini dal portamento sobrio e austero, sono gli stessi che osservo tutt’oggi camminando lungo le strade delle città olandesi, e che sono ben diversi da quelli che vedo in quelle italiane.
Ho fatto caso in Italia, di alcuni volti di uomini e donne che, quando non non appartengono a persone che hanno ceduto alla tentazione di correggersi i tratti somatici con interventi di botulino, silicone o addirittura di chirurgia plastica, sembrano mostrare una sorta di pedigree somatico tipico italiano: sembrano avere gli stessi tratti somatici di certi volti dipinti durante il rinascimento: gli sguardi languidi e misteriosi catturati da Leonardo; o gli “occhi bovini” descritti nei ritratti di Raffaello; gli zigomi “forti” che sembrano gli stessi dei soldati di ventura con lo sguardo assente sapientemente “catturato” dal pennello di Piero della Francesca; e poi ancora più lontano nel tempo: i tagli degli occhi dei bassorilrievi“etruschi” tali e quali a quelli in seguito riprodotti negli affresci Giotteschi, e che tutt’ora talvolta ritrovo in certi uomini del centroitalia, fino ai profili che sembrano tali e quali a quelli scolpiti nei busti delle famiglie patrizie dei romani dell’epoca imperiale.
E lo stesso noto quì in Olanda: ci sono dei visi, degli sguardi, delle posture che sembrano identici a quelli immortalati dai pittori fiamminghi dell’epoca dei grandi ritrattisti, dai “primitivi” a quelli che hanno vissuto e operato durante la cosidetta “epoca d’oro”.
Cosa è che influenza tanto un popolo da renderlo riconoscibile? Cosa lo rende caratteristico?
Posso azzardare che tutta la storia dell’arte ritrae il lungo percorso di un popolo e ne fa comprendere la sua peculiare “evoluzione”?….
Anche se queste riflessioni non hanno la velleità di studio scentifico, che si confronta attraverso una pubblicazione, io ho ugualmente voglia di tentare di raccogliere una serie di riflessioni in merito.
Mi sembra che quell’insieme che viene chiamato tradizioni,e che sono anche adattamento e abitudini, caratterizzi i popoli e gli individui tanto quanto i tratti somatici: il colore degli occhi della pelle dei capelli…. Come i tratti somatici acquisiscono una peculiarità dettata dal clima, dall’ambiente, anche l’eredità di cultura e culture che si sono “innestate” con minore o maggiore successo,influiscono più o meno fortemnente nelle successive generazioni..
L’arte mi ha fatto notare questo filo rosso che lega i popoli al loro ambiente…..
il DNA riconosce la diversita’ delle specie viventi grazie alla classificazione genetica, ma peculiare della specie umana, è il bagaglio di caratteristiche che definirei “culturali”, e che definisce le diversità delle popolazioni attraverso l’effetto del sovrapporsi come strati di culture che risultano assolutamente vincolate dall’ambiente e, a loro volta, vincolanti; l’arte mi sembra che riesca a desrivere la somma di questi strati creati dall’adattamento al luogo che circonda qualunque comunita’ di individui, plasma.
Il substrato di immagini profonde (la memoria) condizionano il modo di vivere attraverso i 5 sensi, similmente a come si “adatta” la struttura fisica
Lo stile di vita è formato da informazioni che si passano di generazione in generazione, cultura e infine opere, opere peculiari, connesse con l’ambiente…. e anche questo definisce una comunità esattamente come la definisce….il suo patrimonio genetico.
La cultura si forma con l’adattamento all’ambiente come certi caratteri somatici, risultato anch’essi di adattamento.
Significa che per comprendere una comunità serve osservare dove vive, cosa mangia, come si è adattata, e cosa da questo ne consegue…..ne consegue comunicazione, arte, letteratura, musica, cucina, tradizioni….e questa diviene la cifra di un popolo.
Ecco lo slideshow.
Tag: Racconti viaggio
1 Novembre 2012 alle 18:52
Ragazzi ci siete ancora? mi siete mancati, lo sapevate? Buona serata a tutti.
19 Dicembre 2012 alle 15:29
cerco una alloggio in casa ad amsterdam dal 24 al 31 dicembre se qualcuno mi puo aiutare magari qualcuno che torna a casa per le vacanze e lascia la stanza vuota magari per recuperare qualche soldino.grazie emanuela